
Otranto, Palazzo del Seminario
Otranto, particolare Palazzo del Seminario
fotografo: Lorenzo Papadia
Girovagando per i vicoli di Otranto, si possono ammirare i segni di una fiorente epoca in cui sono stati edificati i bellissimi palazzi che impreziosiscono il borgo. Stipiti, portali, finestre, elementi scultorei non possono non colpire l’occhio del turista che girovaga tra le viuzze della città più orientale d’Italia. Lungo corso Garibaldi c’è una caratteristica finestra cinquecentesca e al civico 41 si trova Palazzo Arcella. L’arco è sostenuto da due basi marmoree con epigrafi latine che ricordano due imperatori: M. Aurelio Antonino e L. Aurelio Vero (II secolo d.C.). Probabilmente erano le basi di colonne onorarie del periodo romano, oggi utilizzate come piedritti dell’edificio. In via Rondachi si erge Palazzo Basalù del ‘600 e in via Scupoli sono ubicati diversi esempi di edilizia nobiliare con rilevanti elementi architettonici; camminando, per esempio, non passa inosservata la finestra al primo piano di Palazzo Maroccia. Sono presenti palazzi del ‘500, come Palazzo Romano, e palazzi del ‘700, come Palazzo Benegiamo.
In p.zza Basilica c’è il Palazzo del Seminario, annesso alla Cattedrale, e Palazzo Lopez. Il primo, austero in facciata, è stato edificato nel XVI-XVII secolo e col tempo ha subìto delle modifiche. Versa in uno stato di conservazione discreto ed è visitabile. Il secondo, invece, presenta una facciata in stile rinascimentale. Edificato nel XVI secolo è la sede del Museo Diocesano, istituito nel 1992 dall’Arcivescovo di Otranto Mons. Vincenzo Franco per conservare e rendere fruibili opere d’arte provenienti dalla Cattedrale, dalle Chiese e dai Conventi dell’intera Diocesi. Dal prospetto di questo palazzo cinquecentesco si può notare l’accorpamento di due costruzioni: una casa torre e un’abitazione più bassa, costruita successivamente. Il pianoterra ospita il lapidario, una coppia di colonne tortili tipiche della scultura barocca, un fonte battesimale ornato da scene dell’Antico e del Nuovo Testamento e da epigrafi latine. Probabilmente l’opera è di Gabriele Riccardi, scultore e architetto attivo a Lecce. Sempre al pianoterra si possono ammirare delle statue barocche, una lastra rinascimentale con una coppia di angeli ceroferari, capitelli, una campana ottocentesca e un’epigrafe tombale del III secolo con iscrizioni greche ed ebraiche. Il piano superiore ospita riproduzioni sull’eccidio di Otranto del 1480, tele, pergamene, sontuosi paramenti liturgici e il piviale bianco di Mons. Francesco Maria de Aste (1690-1719). Interessanti sono i resti del mosaico pavimentale romano del IV-V secolo, rinvenuti durante il restauro del mosaico di Pantaleone.
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