
Lecce, Basilica di Santa Croce
Lecce, particolare Basilica di Santa Croce
fotografo: Marco Rizzo
Attraversata Porta Rudiae, si accede in via Libertini dove sulla destra s’incontra l’imponente Chiesa di S. Giovanni Battista che, a croce greca, all’interno conserva tredici altari barocchi e un pulpito di pietra. Il prospetto si sviluppa su due ordini definiti da una balaustra; ai lati del portale s’innalzano due colonne scanalate a spirale. Poco dopo si erge la Chiesa di S. Anna, eretta dallo Zimbalo, che presenta un prospetto con due ordini semplicemente decorati e una sola navata con cinque altari. Proseguendo, passando per la Chiesa di S. Teresa, si giunge in p.zza Duomo dove sorge la Cattedrale che presenta due prospetti: quello principale, attiguo all’Episcopio, caratterizzato da un profilo decorativo molto semplice e quello che guarda l’ingresso della piazza, ricco ed esuberante, progettato dallo Zimbalo che culmina con la statua di S. Oronzo, racchiuso in un arco trionfale. L’interno, a croce latina, è ricco di opere pittoriche realizzate da eccellenti artisti; degna di nota anche la cripta del XII secolo. Al fianco svetta il Campanile con i suoi cinque piani chiusi da un’edicola ottagonale a cupola. Abbandonando la piazza e imboccando via Vittorio Emanuele II, si incontra la Chiesa di S. Irene, patrona di Lecce prima di S. Oronzo, motivo questo per cui in facciata sfoggia lo stemma civico. Molto elegante nel prospetto, presenta un’unica navata dotata di tre cappelle per lato. In via Rubichi c’è la Chiesa del Gesù o del Buon Consiglio sul cui fastigio si nota il simbolico pellicano che si squarcia il petto per alimentare la prole; l’interno è spazioso e illuminato.
Attraversando p.tta Castromediano e p.zza Riccardi si giunge di fronte alla Basilica di S. Croce, la più alta manifestazione del barocco leccese, iniziata nel 1549 e ultimata nel 1646 ad opera degli archittetti Riccardi, Penna e Zimbalo. Il prospetto si divide in tre sezioni: la prima dalla gradinata alla balaustra, la seconda da questa al cornicione e la terza sino al fastigio. Fiore all’occhiello è il rosone realizzato da Cesare Penna e composto da tre ordini concentrici decorati da cherubini alati, gigli e melograni, il tutto incorniciato poi da foglie d’alloro e bacche. L’interno, a croce latina, presenta una struttura semplice e rigorosa che contrasta con la sontuosità dell’esterno. La navata centrale, coperta da un soffitto ligneo a cassettoni con dorature, è delimitata da archi poggianti su sedici colonne con capitelli corinzieggianti figurati che accompagnano sino al profondo presbiterio, dove è collocato l’altare maggiore. Percorrendo via Templari, si arriva in p.zza S. Oronzo dove, di fronte all’Anfiteatro, si erge la Chiesa di S. Maria della Grazia, dalla facciata classicheggiante che all’interno conserva le pregevoli tele di Oronzo Tiso. All’angolo tra via Acaya e via Maremonti, si ammira la Chiesa di S. Antonio della Piazza o di S. Giuseppe la cui facciata, molto semplice, si sviluppa su due ordini; ai lati del portale si scorgono poi le statue dei santi. Alla fine di questa strada si scorge la Chiesa di S. Chiara con la facciata in due ordini che, priva di fastigio, presenta un ricco portale, una finestra a loggia e sei nicchie vuote. Dopo un breve tragitto in via D’Aragona s’incontra la Chiesa di S. Matteo, la cui facciata alterna la parte convessa bugnata del primo ordine a quella concava del secondo. Via Perrone conduce a Porta S. Biagio dove, svoltando a destra, si incontrano la Chiesa delle Carmelitane Scalze prima e la Chiesa del Carmine poi.
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